I monologhi più importanti di Giulietta in “Romeo e Giulietta”

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William Shakespeare morì all’età di circa 50 anni il 23 aprile 1616 a Stratford-upon-Avon.

Breve riassunto di Romeo e Giulietta

Romeo e Giulietta è forse la tragedia romantica più famosa al mondo. I suoi protagonisti, Romeo Montesco e Giulietta Capuleti, sono due giovani italiani che si innamorano ma appartengono a famiglie nemiche.

La storia si svolge nella città di Verona, in Italia, dove queste due famiglie rivali nutrono un vecchio rancore che provoca continue controversie. Nonostante ciò, i due discendenti di ciascuna famiglia, Romeo e Giulietta, si innamorano a prima vista e vivono una storia d’amore appassionata e fugace.

L’intera storia si svolge in circa sei giorni; gli innamorati si incontrano segretamente, si dichiarano il loro amore e successivamente, con l’aiuto di Fray Lorenzo, si sposano segretamente. Dopo le nozze c’è uno scontro tra Montecchi e Capuleti dove muore il migliore amico di Romeo, Mercuzio, assassinato da Teobaldo Capuleto, cugino di Giulietta.

Per vendetta, Romeo uccide Teobaldo e poi va a Mantova, esiliato.

Successivamente, il padre di Julieta decide di sposarla con il conte Paris. Fray Lorenzo la aiuta di nuovo, offrendole una pozione per fingere di essere morto. Giulietta mette in pratica questo piano ma Romeo non viene mai a sapere dello stratagemma e la crede davvero morta. Romeo torna quindi a Verona e, una volta nel mausoleo di Giulietta, devastato dalla morte dell’amata, beve del veleno e muore.

Giulietta, svegliandosi e vedendo il suo amante morto, prende il suo pugnale e si suicida.

I monologhi chiave di Giulietta

Nel corso della storia, Giulietta, attraverso diversi monologhi, esprime i suoi conflitti interni ei suoi sentimenti nei confronti di Romeo. Di seguito sono riportati alcuni dei suoi straordinari monologhi, tradotti in spagnolo.

ATTO SECONDO, SCENA II: La famosa scena del balcone nel giardino dei Capuleti

Questa scena si svolge dopo che i protagonisti si sono incontrati durante un incontro. In questa parte del monologo, Giulietta esprime la sua frustrazione nell’apprendere che Romeo appartiene alla famiglia rivale. Lo fa ad alta voce, ignaro che Romeo è sotto il balcone.

GIULIETTA Romeo, Romeo! Perché sei Romeo? Perché non neghi il nome di tuo padre e tua madre? E se non hai coraggio per tanto, amami, e io non avrò me stesso per Capuleti.

[…]

GIULIETTA. Tu non sei mio nemico. È il nome di Montecchi, che tu porti. E cosa significa Montecchi? Non è né piede né mano né braccio, né volto né parte della natura umana. Perché non prendi un altro nome? La rosa non smetterebbe di essere una rosa, e di diffondere il suo profumo, anche se avesse un altro nome. Allo stesso modo il mio caro Romeo, anche se avesse un altro nome, conserverebbe tutte le buone qualità della sua anima, che non gli vengono per eredità. Lascia il tuo nome, Romeo, e in cambio del tuo nome, che non è una cosa sostanziale, prendi tutta la mia anima.

Altri monologhi della stessa scena

Dopo alcune tribolazioni, Julieta giunge alla conclusione che una persona è più del suo cognome; allo stesso modo la famiglia di Romeo non gli impedisce di amare o di essere amabile. Poi scopre che Romeo ha sentito le sue parole. Successivamente, entrambi dichiarano apertamente il loro amore e viene fuori il piano per sposarsi.

[…]

GIULIETTA. — E chi sei tu che, in mezzo alle ombre della notte, vieni a sorprendere i miei segreti?

[…]


GIULIETTA. Se il manto della notte non mi coprisse, il rossore di una vergine salirebbe sulle mie guance, ricordando le parole che mi hai udito stanotte. Invano vorrei correggerli o smentirli… Vana resistenza! Mi ami? So che mi dirai di sì, e che ci crederò. Eppure potresti infrangere il tuo giuramento, perché dicono che Giove ride degli spergiuri degli amanti. Se mi ami davvero, Romeo, dillo sinceramente, e se pensi che io sia facile e arreso alla prima richiesta, dillo anche a me, così diventerò timido e accigliato, e così dovrai pregarmi . Ti amo molto, Montecchi, molto, e non prendermi alla leggera, prima che io debba essere più fermo e costante di quelli che soffrono il disprezzo perché sono astuti. Ti confesserò che avrei tenuto più dissimulazione con te, se tu non avessi sentito quelle parole che, senza pensarci, ti hanno rivelato tutto l’ardore del mio cuore. Perdonami, e non giudicare la leggerezza che si arrende così presto. L’ha fatto la solitudine della notte.

[…]

GIULIETTA. — Non giurare sulla luna, che nel suo rapido movimento cambia aspetto ogni mese. Non imitare la sua volubilità.

[…]

GIULIETTA. (Guardando di nuovo fuori dalla finestra) Ti dirò solo due parole. Se la fine del tuo amore è onorata, se vuoi sposarti, fai sapere al messaggero che ti manderò domani, come e quando vuoi celebrare la sacra cerimonia. Sacrificherò la mia vita per te e ti seguirò per il mondo.

SCENA V

In questo monologo, Giulietta mostra la sua impazienza nell’attesa che la nutrice le porti notizie di Romeo.

[…]

GIULIETTA Se non l’hai trovato? Ma se! Che goffo e pigro! Solo il pensiero dovrebbe essere il nunzio dell’amore. Corre più veloce dei raggi del sole quando scacciano le ombre delle montagne. Ecco perché dipingono l’amore con le ali. Il sole è già a metà della sua carriera. Passano tre ore dalle nove alle dodici e lui non è ancora tornato. Se avesse sangue e anima giovanili, tornerebbe con le parole della sua bocca; ma la vecchiaia è pesante come il piombo.

ATTO TERZO, SCENA II

In questa scena, Giulietta attende di nuovo notizie da Romeo e afferma di non aver ancora consumato il suo matrimonio. Successivamente riceve la notizia che Romeo ha ucciso Teobaldo. Dopo lo shock iniziale , difende Romeo e gli conferma nuovamente il suo amore.

[…]

GIULIETTA.-Corri, corri alla casa di Febo, destrieri alati del sole. La frusta di Phaethon ti ha gettato nel tramonto. Vieni la dolce notte ad appendere le sue spesse tende. Chiudi oh sole! i tuoi occhi penetranti, e lascia che il mio Romeo venga a me in silenzio, e invisibile si getti tra le mie braccia. L’amore è cieco e ama la notte, e nella sua luce misteriosa gli amanti mantengono i loro appuntamenti. Vieni, notte maestosa, matrona dall’umile e nera tunica, e insegnami a perdere nel dolce gioco, dove le vergini impegnano la loro castità. Copri col tuo manto il sangue puro che arde sulle mie guance. Vieni, notte; vieni, Romeo, tu che sei il mio giorno in mezzo a questa notte, tu che davanti al suo buio sembri un fiocco di neve sulle nere ali del corvo. Vieni, notte oscura, amica degli innamorati, e riconducimi al mio Romeo. E quando morirò Tu trasformi ogni pezzo del tuo corpo in una stella splendente, che serva da ornamento al tuo manto, affinché tutti si innamorino della notte, disamorandosi del sole. Ho già acquisito il castello del mio amore, ma non lo possiedo ancora. Sono già venduto, ma non dato al mio signore. Che lunga giornata! fino a domenica sera per il bimbo che gli deve indossare un vestito nuovo. Ma ecco che arriva la mia padrona, e mi porterà notizie di lui.

ATTO QUARTO, SCENA I

In questa scena, Giulietta rivela a Fray Lorenzo la sua disperazione perché la sua famiglia vuole darla in sposa al conte Paris. Accenna anche al suo desiderio di pugnalarsi se non può stare con Romeo. Alla sua richiesta di aiuto, Fray Lorenzo gli porge la pozione.

[…]

GIULIETTA. — Padre, non dirmi che dicono una cosa del genere, se nello stesso tempo non pensi, nella tua saggezza e prudenza, in qualche modo di evitarlo. E se non mi consolerai, saprò rimediare con un pugnale. Tu, nel nome del Signore, hai unito la mia mano con quella di Romeo, e prima che questa mano, dove il suo sigillo è stato da te impresso, acconsenta ad un’altra unione, o io insozzi la sua fede, lascia che questo ferro ci uccida. Consigliami bene, o il ferro condannerà la causa che né i tuoi capelli grigi né la tua scienza sanno risolvere. Non fermarti; rispondimi o muori

SCENA III

Già nella sua stanza, Giulietta affronta la sua paura della morte, dubita di Fray Lorenzo ed esprime la sua incertezza di non sapere se rivedrà Romeo. Infine, prendi la pozione. È il monologo più lungo di Giulietta nella commedia e forse il più drammatico.

[…]

GIULIETTA Addio! Chissà se ci rivedremo! Una gelida paura mi scorre nelle vene e quasi mi spegne il respiro della vita. Dico loro di tornare? Padrona… Ma come chiamarla? Io solo devo rappresentare questa tragedia. Vieni nelle mie mani, vescica. E se questo liquore non producesse il suo effetto, dovrei essere io la moglie del conte? No, no, mai; saprai come prevenirlo. Ecco, qui ce l’ho salvata. (Indicando il pugnale.)
E se questo liquore fosse un veleno preparato dal frate per uccidermi ed eludere la sua responsabilità di sposarmi con Romeo? Ma la mia paura è vana. Se dicono che è un santo! Lungi da me pensieri così vili! E se mi sveglio chiuso nella bara, prima che Romeo torni? Che orrore! In quel recinto angusto, senza luce, senza aria… annegherò prima che arrivi. E l’immagine terrificante della morte… e la notte… e l’orrore del luogo… la tomba dei miei anziani… quelle ossa ammucchiate per tanti secoli… il corpo di Teobaldo che sta marcendo vicinissimi… gli spiriti che, a quanto dicono, interrompono… di notte, il silenzio di quella solitudine… Oh mio Dio! Non è facile che quando mi sveglio, respirando quei miasmi, sentendo quei lugubri gemiti che di solito fanno torpore i mortali, quelle grida simili ai lamenti della mandragora quando viene strappata da terra… Non è facile per me perdere la ragione, e mettermi a giocare nella mia follia con le ossa dei miei antenati, o spogliare il cadavere di Teobaldo del suo velo funebre?, o di schiacciarmi il cranio con i pezzi dello scheletro di uno dei miei illustri anziani? Vedi… E’ l’ombra di mio cugino, che viene con l’acciaio nudo, cercando il suo uccisore Romeo. Fermati, Tebaldo! Alla salute di Romeo! alla ricerca del suo uccisore Romeo. Fermati, Tebaldo! Alla salute di Romeo! alla ricerca del suo uccisore Romeo. Fermati, Tebaldo! Alla salute di Romeo!

ATTO V, SCENA III

Gli ultimi monologhi di Giulietta si svolgono in questa scena, quando si sveglia nel mausoleo dei Capuleti e scopre che Romeo è morto per avvelenamento. Alla fine, prende il pugnale e si suicida.

[…]

GIULIETTA. Io rimarrò qui. Mio marito! Ma cosa vedo? Ha una tazza tra le mani. Con il veleno ha affrettato la sua morte. Crudele! Non mi ha lasciato una goccia da bere. Ma bacerò le tue labbra che forse contengono qualche traccia del veleno. Mi ucciderà e mi salverà.

(Lo bacia.) Sento ancora il calore delle sue labbra.

[…]

GIULIETTA. Sento dei passi. È necessario abbreviare.
(Prende il pugnale di ROMEO.)
Dolce ferro, riposa nel mio cor, mentre muoio!

FINE DEI LAVORI

Questo capolavoro shakespeariano si conclude con la morte di entrambi i protagonisti e il racconto di tutti gli eventi accaduti narrati da Fray Lorenzo. La morte degli amanti agita le famiglie rivali e pone fine alle dispute tra Montecchi e Capuleti.

Bibliografia

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Cecilia Martinez (B.S.)
Cecilia Martinez (B.S.)
Cecilia Martinez (Licenciada en Humanidades) - AUTORA. Redactora. Divulgadora cultural y científica.

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